L’inizio di un’avventura. Appunti ed emozioni di una mamma al suo primo Open Day
- Associazione Genitori Scuole Mandelli Rodari
- 27 nov
- Tempo di lettura: 3 min
L’open day della scuola secondaria di primo grado Mandelli è un avvenimento. Un momento speciale non solo per i ragazzi e i docenti che lo animano con dedizione ma anche per tutti noi che ne siamo spettatori.
Un open day, infatti, non inizia quando la scuola apre le sue porte. È invece il risultato di una costruzione attenta, meticolosa e appassionata, realizzata di concerto da docenti e studenti tutti nei mesi che lo precedono. Ma soprattutto, è un impegno che non si esaurisce in quelle ore, ma prosegue nel tempo, giorno dopo giorno.

Ciò che viene offerto al visitatore è solo una piccola restituzione, un assaggio di uno straordinario viaggio di conoscenza che inizia con gli studenti delle prime classi, ancora bambini, e prosegue, nella girandola del tempo, tra sfide, scoperte, batticuori e conquiste, lungo il sentiero della scoperta del mondo, di sé stessi e del proprio futuro. Una metamorfosi che presto li trasformerà negli adolescenti di terza media.
L’Open day è un m
omento di dialogo con il territorio, un incontro tra la scuola e il mondo esterno, inclusi noi genitori a cui, per un giorno, ci viene svelato con generosità quell’enorme mistero che avvolge il mondo dei nostri figli quando escono di casa la mattina. È il riscatto di quella domanda “Com’è andata oggi? Cosa hai fatto a scuola?” mille volte rivolta e altrettante liquidata con un semplice “Nulla. Tutto normale”. È espressione di tutto quello che i figli non dicono e che solo parzialmente, un voto e il giudizio dei professori riconsegnano.
L’open day è una porta aperta su quello straordinario viaggio di conoscenza che i nostri ragazzi intraprendono ogni giorno varcando i cancelli della scuola.
In questo mio primo Open day, la cosa che più mi ha emozionata è stata osservare la naturale disinvoltura con cui i ragazzi si muovevano nello spazio scuola. Insieme, con entusiasmo e complicità, come una vera compagnia di brigata.
Sguardi, sorrisi, abbracci hanno scandito un’intensa giornata di presentazioni e resoconti di libri letti, esperimenti scientifici condotti, viaggi alla scoperta dei segreti della nostra città, aneddoti, storie e fatti.
C’era davvero di che emozionarsi nell’assistere alle esposizioni di questo percorso. Pagine imparate a memoria e illustrate con passione, a volte con fretta, ma sempre cariche di un profondo rispetto verso il gruppo classe e il docente di riferimento. Concetti fatti propri, manifesto di un sapere fresco che, per un giorno solo, è stato condiviso con i presenti tutti: conosciuti o sconosciuti.
Non credo sia un caso che il titolo dell’Open day delle classi prime quest’anno sia stato: “Cerco qualcuno con cui condividere un’avventura”. È’ questa la frase pronunciata da Gandalf a Bilbo Baggins in occasione del loro primo incontro, quando il vecchio mago ha già in animo di coinvolgere il piccolo hobbit in un’impresa che già sa gli cambierà per sempre la vita (tratta da Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien).
Non è un caso che l’Open day inizi da qui. Leggere è un’avventura straordinaria. Una delle prime, più durature e arricchenti esperienze di vita. Nulla come un buon libro può insegnare a comprendere sensazioni indefinite. Leggere è come mettere a fuoco, attraverso l’esperienza di personaggi immaginari, la propria vita, scoprire verità universali e riconoscere, nell’altro, sentimenti che ci appartengono profondamente.
E proprio dalla premessa che i nostri ragazzi guadagneranno qualcosa di grande che li cambierà per sempre che inizia il racconto delle prime classi. Di aula in aula, il viaggio continua e la promessa diventa realtà. Nelle classi seconde e terze le cose cambiano, i racconti si fanno più articolati e complessi e le conoscenze si accumulano, lasciando spazio alle inclinazioni, agli interessi e ai sogni che cominciano a delineare le future scelte didattiche.
Scendendo le scale verso l'uscita, il pensiero corre ai genitori di terza media: guardo i loro figli, mi sembrano così grandi e pronti a spiccare il volo e immagino quando, tra due anni, tornerò in queste aule per ascoltare mia figlia. Sarà un'adolescente, diversa dalla bambina di oggi, ricca di esperienze, pronta e desiderosa di proseguire il suo percorso. Quell'emozione mi prende il cuore. Ed è allora che un forte abbraccio mi sorprende alle spalle. E’ lei. Sorride e mi fa la linguaccia.
La guardo, sorrido e la stringo forte a me.



